Contesto

Evidenze sempre maggiori mostrano come il lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758) stia massicciamente ricolonizzando il Salento, da dove era assente da oltre un secolo. I sempre più frequenti avvistamenti da parte di residenti e turisti e gli attacchi al bestiame recentemente occorsi nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto si oppongono alla tesi della presenza di pochi individui dispersi e suggeriscono invece la possibilità di una frequentazione ormai abituale, forse anche stanziale.

La presenza di grandi carnivori su un territorio intensamente antropizzato come il Salento è una eccitante novità ecologica. Il lupo, animale letteralmente iconico per Lecce, che lo rappresenta nel suo stemma e nel nome della sua Università, è infatti un grande catalizzatore di interesse dell’opinione pubblica e costituisce un rilevante elemento di interesse per l’eco-turismo, un settore economicamente importante in Salento. La ricolonizzazione del Salento da parte del lupo indica un auspicabile recupero di “naturalità” in un habitat da millenni fortemente modificato dall’uomo (un vero e proprio agro-ecosistema al giorno d’oggi), il che, con una accurata gestione, potrebbe tradursi in un aumento dei servizi offerti dagli ecosistemi alle comunità locali (e.g. ricreazione, richiamo turistico, controllo delle specie selvatiche). L’espansione dei grandi mammiferi e la ri-colonizzazione degli agro-ecosistemi costituisce un interessante ed inaspettata caratteristica dell’Antropocene, lo studio della quale ha grande rilevanza scientifica. Nel caso del Salento, tutto questo avviene in un inedito contesto di abbandono e inselvatichimento delle campagne a seguito dell’epidemia di Xylella fastidiosa che ha falcidiato gli oliveti, rendendo il fenomeno ancora più interessante dal punto di vista scientifico e maggiormente integrabile con strategie di riqualificazione del territorio e protezione degli habitat locali.

Non si deve tuttavia ignorare che la presenza del lupo comporta delle criticità gestionali che riguardano l’interazione con gli esseri umani e/o le attività produttive agricole e di allevamento. Ne sono esempio i recenti attacchi al bestiame da parte presumibilmente di lupi avvenuti nel territorio salentino. Queste difficoltà di rapporto non affliggono solo il lato umano, ma anche quello del lupo. Vivere in un territorio ad alta densità di abitanti e strade espone continuamente la esile popolazione di lupi a rischio di investimenti e bracconaggio, designando una situazione di fragilità che richiede un attento controllo per garantire la sopravvivenza della popolazione locale. Se affrontate sulla base di solide conoscenze scientifiche, queste criticità possono essere risolte, evitando di generare importanti problemi di interazioni tra animali selvatici e umani.

 

HIC SUNT LUPI – Proposta di gestione del Lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758) nel territorio salentino.

Costruire una profonda conoscenza della realtà biologica delle specie e del contesto umano e naturale nel quale vivono è fondamentale per implementare una corretta gestione. Questo è tanto più vero per un animale intelligente e flessibile come il lupo, che tende a variare molto le sue abitudini e dieta a seconda dell’habitat frequentato, e che potrebbe aver adottato abitudini peculiari nell’agro-ecosistema salentino. E’ dunque necessario analizzare profondamente le abitudini locali del lupo ed i meccanismi socio-economici ed amministrativi locali per produrre delle linee guida ad hoc per il Salento. Da queste esigenze nasce il progetto HIC SUNT LUPI – Proposta di gestione del Lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758) nel territorio salentino. Il progetto coinvolge ricercatori del CNR IRET e si avvarrà del supporto di LifeWatch Italy, il nodo italiano dell’infrastruttura di ricerca europea LifeWatch ERIC dedicata a fornire strumenti di ricerca e-Science, disseminazione e public engagement agli scienziati che studiano la biodiversità e le funzioni e i servizi degli ecosistemi.

Bisogna considerare che il territorio salentino, per estensione e conformazione geografica, può ospitare solo un numero limitato dei territoriali branchi di lupi (e.g. max 3 o 4 branchi nel territorio leccese, corrispondenti a ca. 15/20 individui). E’ difficile che nel già saturo territorio salentino i giovani in dispersione possano costituire nuovi branchi ed è probabile che molti dei lupi vittime di investimenti o bracconaggio facciano parte di questi inesperti giovani esploratori. Nonostante i lupi in Salento siano necessariamente un numero ridotto, la loro elevata mobilità unite alla relativa semplicità geografica del territorio, densità di strade e la elevata frequentazione umana hanno portato ad un gran numero di avvistamenti, creando nell’opinione pubblica la percezione di un gran numero di animali presenti e portando a stime esagerate.

La principale interazione che questi grandi predatori possono avere con il territorio circostante è ovviamente legata alla loro alimentazione. Ad esempio, il lupo ha in generale un importante effetto positivo sugli agro-ecosistemi agendo da regolatore delle abbondanze di popolazione degli ungulati e roditori selvatici (conigli, cinghiali, cervi, caprioli, etc.), i quali, se non sottoposti a pressione predatoria, tendono ad esplodere in numero creando problemi ben maggiori di quelli costituiti dal lupo in sé, specialmente per il settore agricolo (distruzione dei campi) e la viabilità stradale (investimenti). Un impatto negativo delle abitudini alimentari del lupo è ovviamente costituito dalle eventuali uccisioni di animali di allevamento o animali domestici in generale. Per questo motivo il progetto HIC SUNT LUPI  ha come obiettivo principale il monitoraggio della dieta del lupo per area, con lo scopo di avere una mappatura a scala fine delle principali specie predate dal lupo nelle differenti aree del Salento. Per raggiungere questo obiettivo, ci avvarremo del supporto di una unità cinofila addestrata al ritrovamento delle fatte di lupo. Grazie al loro fine odorato, i cani sono infatti preziosi alleati per lo studio del loro “cugini” selvatici, ed il loro utilizzo permette il ritrovamento di un gran numero di tracce ed il loro accurato riconoscimento già in fase di campionamento. Le moderne tecniche di analisi genomica verranno utilizzate per riconoscere il DNA delle specie predate ed, unite alle tecniche più tradizionali di analisi macroscopica, ci permetteranno di sviluppare degli accurati modelli spaziali descriventi quali tipologie di prede il lupo tende ad attaccare e consumare nelle differenti zone del Salento.

Un altro importante rischio per le popolazioni selvatiche di lupo è quello di incrociarsi con i cani domestici e randagi, andando a contaminare l’unicità genetica della specie e generando individui ibridi di notoria difficile gestione ecologica ed amministrativa. L’ibridazione infatti non solo rappresenta una minaccia per l’identità genetica del lupo, ma può anche aumentare il danno per le attività zootecniche, poiché gli ibridi possono avere comportamenti “anomali” o , in virtù della loro somiglianza ad un cane domestico, avere la possibilità di avvicinarsi di più agli insediamenti umani Inoltre è verosimile che in Salento il fenomeno del randagismo possa facilitare fenomeni di ibridazione tra lupo e cane. Al fine di analizzare la provenienza ed il tasso di ibridazione dei lupi salentini, HIC SUNT LUPI analizzerà la genetica dei campioni biologici provenienti dalle carcasse di lupi ritrovate nel territorio ed ottenuti grazie alla cooperazione con gli enti istituzionali, le forze dell’ordine e gli organi preposti.

L’obiettivo ultimo di HIC SUNT LUPI è quello di produrre linee guida di gestione del Lupo integrate e partecipate, specificatamente tarate sul contesto salentino, mirate a ridurre le potenziali interazioni negative tra lupo e società locale ed rafforzare invece gli effetti positivi che questo magnifico animale può avere per il territorio salentino.

 

Il lupo italico

Il lupo italico è una sottospecie di taglia media, più piccola del lupo grigio eurasiatico, che vive in gruppi familiari relativamente ridotti (una coppia riproduttiva e max 3-4 cuccioli). I giovani dell’annata precedente tendono a disperdersi alla nascita della nuova cucciolata. Può occupare numerosi habitat diversi, dalle zone montane fino alle periferie di aree antropizzate. Si ciba principalmente di ungulati selvatici come cinghiali, cervidi e caprini ma non disdegna roditori, insetti e frutta. Gli ungulati domestici costituiscono solo una componente modesta nella dieta del lupo grigio appenninico, con il maggior numero di casi risalenti in luoghi dove la difesa del bestiame è scarsa. Tra i mammiferi selvatici europei è quello dotato di maggiore mobilità, capace di percorrere normalmente fino ad una cinquantina di chilometri per notte.

Dopo essere arrivato quasi all’estinzione a causa della caccia e distruzione dell’habitat, grazie alle misure di protezione attuate il lupo italico ha intrapreso un processo di crescita demografica. Un censimento negli Appennini durante la prima metà del 1973 rivelò l’esistenza di solo 100 lupi che sopravvivevano in piccole zone isolate dove scarseggiavano prede naturali. Nel 1983, una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220-240 individui, in espansione. Un esame sistematico della letteratura disponibile sulla popolazione lupina in Italia nel periodo tra 2009-2013 rivelò la presenza di circa 321 branchi, corrispondente a un totale di 1269-1800 individui. Nel 2000, il lupo aveva colonizzato l’intera catena appenninica, con almeno 50 esemplari segnalati nelle Alpi occidentali sulla frontiera franco-italiana. Nel 2020-2021, sotto il coordinamento di ISPRA, fu avviata la prima indagine su scala nazionale sulla popolazione di lupi in tutto il territorio italiano con metodologie standardizzate di stima diretta, rivelando la presenza di circa 3307 lupi in Italia.

Project partners

Il progetto HIC SUNT LUPI è frutto della collaborazione tra l'Assessorato all'Ambiente della Regione Puglia, CNR IRET, NBFC, Università di Roma La Sapienza, LifeWatch Italia ed è finanziato principalmente dall'Assessorato all'Ambiente della Regione Puglia.